PER RIFLETTERE SUL VANGELO
Lc 20,27-40
“Quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti…” . In questo passaggio, come in tante altre pagine del Vangelo, Gesù mette in guardia i discepoli da ogni superficiale ottimismo: non tutti i figli di questo mondo parteciperanno alla vita futura. Non c’è alcun automatismo. “Quelli che sono giudicati”: il passivo ricorda che il giudizio è affidato ad un Altro! Noi abbiamo la libertà di vivere, un altro ha la responsabilità di giudicare se abbiamo vissuto in modo degno della vita futura. Chi vive fin d’ora come figlio della luce, entrerà nella luce senza tramonto. È Dio che giudica. Lui conosce i criteri ma noi sappiamo quali scelte sono più conformi alla sua volontà. È Dio stesso che ha rivelato i sentieri da percorrere. Non siamo ciechi e non possiamo far finta di non sapere. Nella traduzione italiana, tuttavia, manca un verbo che invece troviamo nel testo greco. Dovremmo tradurre così: “quelli che sono giudicati degni di aver parte alla vita futura”. Il verbo greco significa colpire il bersaglio, come di chi lancia una freccia. Il Vangelo non rende più complicata la vita ma ci insegna a prenderla sul serio. Se la proposta appare talvolta superiore alle nostre capacità perché il buon Dio vuole farci giungere alla meta, non vuole che ci fermiamo a metà strada. Non importa quanti sono i giorni della vita terrena, ciò che conta è viverli in modo da imboccare la strada che ci porta diritto nella beata eternità. È questo il vero bersaglio in base al quale possiamo e dobbiamo decidere tutto il resto. possiamo avere tanti obiettivi in questa vita, anche legittimi, ma sono tutte tappe di un cammino. Poveri noi se, abbacinati dalle cose di questo mondo, non riusciamo a guardare oltre. Guai a quelli che pongono la loro speranza solo nel successo e dimenticano che solo l’amore salva.
Padre buono, donaci di accogliere con fiducia questa Parola e insegnaci a capire quali sono i passi che oggi dobbiamo fare per essere graditi alla sua volontà. Amen
Buona giornata.
don piero
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