PER RIFLETTERE SUL VANGELO Mt 7,21.24-27 “Non chiunque mi dice…… ma colui …

PER RIFLETTERE SUL VANGELO 
Mt 7,21.24-27

“Non chiunque mi dice...... ma colui ...


PER RIFLETTERE SUL VANGELO
Mt 7,21.24-27

“Non chiunque mi dice…… ma colui che fa” . Le parole non bastano. Anzi, a volte sono pericolose perché ci chiudono in una falsa sicurezza o diventano una maschera che nasconde il nostro vero volto. Gesù insegna che l’albero si conosce dai frutti. Egli chiede perciò una più stretta coerenza tra le parole e la vita. Possiamo essere anche noi come quel fico che Gesù maledice perché lo trova pieno di foglie ma privo di frutti . Con la parola annunciamo la verità e con la vita la soffochiamo. “È meglio essere cristiano senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo”, scrive S. Ignazio di Antiochia all’inizio del secondo secolo. L’apostolo Pietro chiede di custodire una “condotta esemplare”, in tal modo “mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere diano gloria a Dio nel giorno della sua visita”. E aggiunge: “questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all’ignoranza degli stolti”. Le opere sono più convincenti delle parole, preparano e danno credibilità all’annuncio della fede. Quando il Vangelo viene rifiutato a causa di pregiudizi, solo la testimonianza limpida delle opere può aprire un varco nella coscienza e lasciare passare la luce dello Spirito. In ogni Messa, dopo la consacrazione del pane e del vino, il sacerdote prega così: “Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito”. È la vita che deve diventare una parola, una piccola luce che lascia intravedere il mistero di Dio. Oggi chiediamo la grazia di esaminare più attentamente la nostra vita alla luce del Vangelo per verificare quali scelte o comportamenti contrastano con la fede che proclamiamo.Buona giornata.
don piero




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