PER RIFLETTERE SUL VANGELO Lc 1,46-55 “L’anima mia magnifica il Signore”. Nei …

PER RIFLETTERE SUL VANGELO 
Lc 1,46-55

“L’anima mia magnifica il Signore”. Nei ...


PER RIFLETTERE SUL VANGELO
Lc 1,46-55

“L’anima mia magnifica il Signore”. Nei Vangeli Maria appare sempre come una donna che preferisce il silenzio e il nascondimento. Non il silenzio passivo di chi non sa cosa dire ma il silenzio meditativo di chi ascolta e guarda attentamente e … cerca di comprendere ogni cosa nella luce di Dio. In questa cornice il Magnificat acquista un valore ancora più grande perché esprime nella forma più piena la coscienza di fede di questa giovane fanciulla. Il Magnificat esprime l’intima gioia di Maria, frutto della grazia che Dio ha riversato in lei. Questa preghiera è una parola umana ma sgorga dall’accoglienza della Parola divina: è l’ascolto che genera la lode, il silenzio che partorisce la parola. L’esultanza è tutta interiore, rivela un’anima che si è lasciata ricolmare totalmente da Dio.
È una preghiera di lode che esalta la paternità di Dio. Maria contempla e annuncia un Dio che segue con amore il cammino dei suoi figli, anche dei più piccoli, di quelli che agli occhi del mondo non hanno alcuna considerazione: “ha guardato l’umiltà (piccolezza) della sua serva”. Anche lei appartiene alla categoria dei piccoli e proprio per questo ha sperimentato lo sguardo amorevole di Dio. Quanto più siamo piccoli tanto siamo amati. Quanto più ci abbassiamo, tanto più veniamo innalzati. Maria ci invita a cantare la speranza perché Dio accompagna i passi dell’umanità. Ella non misura la storia con il presente ma con il futuro di Dio, non insegue la cronaca (spesso avara di buone notizie) ma segue la Parola che proclama le grandi opere che Dio ha compiuto. In questa luce il passato diventa il luogo in cui Dio ha dispiegato la sua potenza; il futuro è il tempo in cui Dio compirà le sue promesse. Nel presente impariamo a coniugare la fiducia e l’abbandono nella certezza di una Presenza che mai si ritira. Oggi chiediamo la grazia di non contare i passi che abbiamo fatto ma di raccontare le meraviglie che Dio ha compiuto.




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