PER RIFLETTERE SUL VANGELO
Mt 5, 17-37
“Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento”. Il discorso della montagna inizia con le beatitudini che disegnano a chiare lettere l’immagine dell’uomo nuovo, quello che non segue la carne ma viene generato da Dio. Gesù appare come il Maestro che insegna con autorità, non riceve le parole da Dio, come Mosè, è Lui stesso la Parola. I discepoli salgono sul monte e si mettono in ascolto, nella misura in cui accolgono il suo insegnamento diventano sale della terra e luce del mondo. Dopo questa luminosa introduzione, che lascia intravedere la bellezza e la fecondità della proposta evangelica, inizia la lezione vera e propria. Torniamo sui banchi di scuola e mettiamoci in ascolto. La prima istruzione contiene due affermazioni apparentemente contrastanti: da una parte Gesù afferma che la Legge antica non è più sufficiente e si presenta come Colui che porta a compimento la Parola che Dio ha consegnato a Israele; d’altra parte ribadisce che la Legge deve essere custodita con cura in ogni suo dettaglio. A prima vista appare strano che il buon Dio abbia dato una Legge imperfetta. In realtà è il segno del suo amore provvidente che guida il popolo con saggia gradualità: non consegna tutto a tutti né chiede tutto nello stesso momento. Questa coscienza accompagna anche la primitiva comunità, come scrive l’apostolo: “le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera”.
Nella storia salvifica possiamo individuare una regola assai utile per la vita spirituale: chi si lascia accompagnare e illuminare dallo Spirito Santo scoprirà poco alla volta la luce, fino a quando tutto apparirà chiaro. Un cammino che dura tutta la vita. Rileggendo la sua vita, Teresa di Lisieux scrive che a Gesù “non piace mostrare alle anime tutto nello stesso momento: di solito dona la sua luce poco a poco”. Oggi chiediamo la grazia di metterci ogni giorno in ascolto e di lasciarci istruire dallo Spirito che gradualmente conduce alla pienezza della luce.