PER RIFLETTERE SUL VANGELO
Mc 8,34-9,1
“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Le parole del Vangelo sono senza dubbio sorprendenti, Gesù pone condizioni così severe da scoraggiare anche coloro che hanno buona volontà. E tuttavia, il fatto che tutti gli evangelisti riportano fedelmente questo insegnamento, segnala la sua fondamentale importanza. Sono parole che scuotono certamente i discepoli. Come tutti gli ebrei, erano abituati a pensare che il benessere era segno della benedizione di Dio. La sofferenza era esclusa dall’orizzonte esistenziale né poteva essere considerata come una possibile via della teofania. Gesù non teme di andare controcorrente e sconvolgere il modo comune di pensare. Per questo annuncia che la sequela richiede due condizioni: rinnegare se stessi e prendere la croce. Parole forti e sostanzialmente incomprensibili per i discepoli. Il Vangelo le riporta senza interpretazioni accomodanti. Si tratta di due aspetti complementari che si illuminano reciprocamente: rinnegare se stessi indica quel necessario cammino di purificazione interiore che libera l’uomo da ogni istintivo attaccamento all’io egoistico e trova la sua piena manifestazione nel martirio. L’immagine della croce, infatti, per il cristianesimo primitivo non era solo un simbolo suggestivo ma il segno concreto di una vita donata per amore di Gesù. Se manca questa disponibilità, malgrado la buona volontà, il cammino della fede viene inquinato e, prima o poi, si arena nel deserto della mediocrità. Imparare a rinnegare se stessi nelle piccole cose di ogni giorno rappresenta l’indispensabile premessa per camminare nell’amore e fare di tutta la vita un dono totale e senza condizioni.
Oggi chiediamo la grazia di accogliere le parole del Vangelo come una vera medicina che ci libera dal male antico che si annida in ciascuno di noi.