PER RIFLETTERE SUL VANGELO
Mt 23,1-12
“Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati (visti) dalla gente allargano i loro filattèri e allungano le frange” . Gesù si scaglia con inusitata durezza contro gli scribi e farisei, la sua parola scava senza pietà nelle pieghe del cuore e scorge sentimenti e attese che inquinano la vita e deformano la fede. Gesù ci conduce all’essenziale: “Io sono il Signore, tuo Dio, non avrai altri dèi di fronte a me”. Sono le prime parole che introducono il decalogo, è il primo gradino della Legge e la condizione essenziale per fare alleanza con Lui. Riconoscere che Dio è … Dio! Dare a Dio il posto che gli spetta è il compito di ogni religione. Si traduce anzitutto soltanto nella liturgia, che esprime il desiderio di rendere a Dio l’onore che merita. Ma un tale atteggiamento non può restare confinato negli spazi del sacro, deve diventare uno stile che entra in ogni ambito dell’umana esistenza.
Il cristianesimo deve custodire l’assoluto primato di Dio. Oggi più che mai. La cultura contemporanea, infatti, ha progressivamente spostato l’attenzione dal Cielo alla terra, da Dio all’uomo, fino a emarginare totalmente Dio dalla vita sociale e politica. La religione è diventata affare privato, appartiene alla sfera dei sentimenti. Il fatto religioso non può e non deve influire sulle scelte sociali. L’uomo al posto di Dio. La torre di Babele, da simbolo remoto, diventa una realtà, anzi entra prepotentemente nella cronaca. Abbiamo trascurato il primato di Dio anche nella liturgia che spesso non appare più come lo spazio sacro in cui celebriamo il Mistero. La letteratura classica ha tramandato un aneddoto. Quando Alessandro Magno arrivò a Corinto, carico di gloria per le sue vittorie, tutti i notabili della città andarono a rendergli omaggio. Tra questi non c’era il filosofo Diogene. Fu il re che andò da lui e gli chiese se avesse bisogno di qualcosa. Diogene rispose: “Spostati per non oscurare il sole”. Mi pare un buon punto di partenza.