PER RIFLETTERE SUL VANGELO
Gv 8,1-11
“Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo” . L’ultima parte della scena evangelica è commovente. Ad uno ad uno tutti gli accusatori vanno via, solo la folla rimane in disparte. La donna non si allontana, probabilmente è ancora attonita o forse incredula, non comprende quello che è accaduto. L’istinto le consiglia di fuggire ma il cuore le suggerisce di restare per conoscere l’uomo che l’ha salvata da morte sicura. Essa rimane lì, “in mezzo”. La scena presenta ancora una volta Gesù e la donna legati in un’unica immagine: “la miseria e la misericordia”, commenta Sant’Agostino. Gesù si alza, la guarda come Lui solo sa fare, egli conosce bene la sua debolezza ma la riveste con il mantello dell’amore. Il Signore rivolge con delicatezza una duplice domanda: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?” . In questo modo egli la invita a guardarsi attorno e a prendere coscienza che non vi è alcun pericolo. Non solo mancano gli accusatori ma è venuto meno anche il giudizio di condanna. L’ultima parola spetta a Gesù, dopo aver ridotto al silenzio gli accusatori, pronuncia la sua sentenza: “Neanch’io ti condanno” . È l’unico che potrebbe condannare perché è l’unico che non conosce il peccato. Ma Lui è venuto per salvare, non per condannare . Nelle sue parole possiamo intravedere una consolante promessa che riguarda tutti noi: la misericordia di Dio annulla ogni nostro debito e ci fa rinascere a vita nuova . Il racconto evangelico annuncia che l’amore gratuito di Dio sana ogni ferita e ci fa entrare in una nuova condizione di vita. Ma quest’amore chiede all’uomo una corrispondenza: “Va’ e d’ora in poi non peccare più” . Chi s’incontra con la misericordia non può riprendere a percorrere i sentieri del peccato. La gratuità del perdono non esonera il peccatore dall’inevitabile fatica per cambiare decisamente la sua vita. In questo, la proposta evangelica non lascia dubbi né ammette sconti. Gesù non chiede di “fare attenzione” ma impone, con una formula assoluta, la necessità di rompere definitivamente con il peccato. L’amore di Dio diventa così una sfida esigente e liberante.