PER RIFLETTERE SUL VANGELO
Gv 16,5-11
“… perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore” . Gesù annuncia che ritorna presso Colui che lo ha inviato . Queste parole suscitano tra i discepoli un comprensibile smarrimento e un’amarezza palpabile. Se viene a mancare il timoniere, come potranno realizzare quella nuova umanità che Gesù ha annunciato e consegnato loro come progetto di vita? Si sentono improvvisamente avvolti da un velo di tristezza e di inquietudine. Vorrebbero chiedergli: “Dove vai?”. E soprattutto: “Che ne sarà di noi?”. Ma le labbra restano sigillate, hanno paura comprendere il significato preciso delle parole . È un atteggiamento che conosciamo bene. Vi sono situazioni ed eventi che ci spiazzano e generano grande turbamento. Non avendo la forza di reagire, ci chiudiamo in noi stessi. Ma rischiamo così di perdere l’appuntamento con la grazia. La Parola di Dio deve scuoterci fino al punto da mettere in crisi il nostro abituale modo di pensare. Vi è però una tristezza che conduce alla morte e una tristezza che apre alla vita. Vi sono svolte e cambiamenti decisivi nella nostra vita che hanno origine da eventi dolorosi. Per questo Gesù annuncia: “È bene per voi che io me ne vada”. La sua partenza può apparire, e di fatto apparirà, come un evento doloroso che chiude ogni speranza. Si tratta invece di una grazia, il punto di partenza di una storia nuova. La Pasqua diviene il punto d’incontro tra la missione di Gesù e quella dello Spirito. Gesù non abbandona gli apostoli, anzi la sua presenza diviene ancora più incisiva grazie allo Spirito che il Padre manderà. Quando non accettiamo il dolore e ci chiudiamo nella tristezza finiamo per vedere tutto come una pesante ingiustizia. E invece, proprio attraverso quel dolore il Signore sta preparando un futuro in cui trionfa la vita. Non lasciamoci ingannare da una lettura solo umana degli eventi. Oggi chiediamo la grazia di essere più docili allo Spirito per scoprire i semi di speranza nascosti anche nelle zolle aride dell’esistenza.