PER RIFLETTERE SUL VANGELO
Mt 9,1-8
“Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati”. Queste parole svelano e comunicano efficacemente la misericordia del Padre. Gesù si rivolge al paralitico chiamandolo figlio. Gesù non si rivolge all’uomo come se fosse un estraneo né si limita a manifestare la sua capacità terapeutica. Lo chiama figlio per rivelare la tenerezza e la bontà di Dio Padre. E subito gli comunica il dono più importante, immensamente più importante della guarigione del corpo: “ti sono perdonati i peccati”. Cristo si rivela come il Mediatore di una grazia che viene dall’Alto. Il verbo è al presente, segno che proprio in questo momento, cioè nel momento in cui quell’uomo sta dinanzi a Gesù, avviene il perdono. Gesù annuncia quella misericordia che d’ora in poi il Padre vuole riversare sull’intera umanità. Nella preghiera del Padre nostro Gesù ha insegnato a chiedere il perdono dei peccati, qui è lui stesso che comunica questo perdono nel nome del Padre. Non è stato l’uomo a chiederlo, è Gesù che offre il perdono di Dio. Un’offerta gratuita. A noi la responsabilità di accettare o meno questo dono che ci libera dal peccato, fonte di tutti i mali.
Gesù sa leggere negli occhi e nel cuore, egli perciò vede la loro fede, la fede del paralitico e di quelli che lo accompagnano. La fede è l’indispensabile premessa per ricevere i doni di Dio. per comunicare la potenza salvifica di Dio Gesù desidera vedere la nostra fede. Se dunque vogliamo vivere l’esperienza della misericordia, dobbiamo avere l’umiltà del paralitico che si lascia portare dagli amici. Oggi chiediamo la grazia di arrivare dinanzi al Signore senza pretese e senza difese, lasciamoci scrutare nell’intimo, permettiamo alla sua Parola di portare alla luce tutte le ombre, anche quelle piaghe che spesso restano nascoste. E riceveremo quella pace ci cui il cuore ha bisogno.