PER RIFLETTERE SUL VANGELO
Mt 16,13-20
“E voi, chi dite che io sia?”.
Una domanda imbarazzante: Gesù interpella quelli che gli sono più vicini, quel voi sembra dire: “almeno voi che siete stati con me e avete condiviso con me la stessa fatica”. Non è facile rispondere. Non è questione di intelligenza ma di cuore. Non si tratta di aprire un libro ma di svelare i pensieri più intimi e nascosti. Gesù invita i discepoli a guardarsi dentro ma, al tempo stesso, chiede loro di uscire allo scoperto. All’inizio lo hanno seguito, gli hanno dato fiducia, hanno avuto modo di stare con Lui, hanno udito e visto. È giunto il momento di parlare. Questo brano, rappresenta la conclusione di un cammino e l’inizio di una nuova e più impegnativa sequela. È come un ponte, un passaggio obbligato nell’esperienza personale di fede. La domanda sull’identità di Gesù costituisce infatti la premessa per passare dall’ascolto alla testimonianza. C’è il tempo in cui restiamo in disparte e ci lasciamo nutrire dalla Parola e quello in cui prendiamo parte e annunciamo la Parola.
Il brano evangelico ripropone l’interrogativo essenziale da cui dipende tutta la nostra vita. Gesù chiede a ciascuno di noi: “Chi sono io, per te?”. Non possiamo più nasconderci dietro la folla, non basta più riferire cosa pensano gli altri. È giunto il tempo di parlare in prima persona. Una domanda come questa può emergere con chiarezza solo se abbiamo il coraggio di restare dinanzi a Gesù, in una solitudine popolata dagli angeli, e ci lasciamo provocare, interpellare e anche ferire dalla sua Parola e dal suo sguardo misericordioso. In ogni Eucaristia siamo chiamati a rinnovare la fede. Lo facciamo con le parole ricevute dalla Tradizione. La professione è al singolare: “Io credo”. Ciascun battezzato parla in prima persona e s’impegna a confessare e testimoniare la fede di tutta la Chiesa. Leggiamo nel catechismo della chiesa cattolica;“Ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a sostenere la fede degli altri”. Oggi chiediamo che questa consapevolezza sia vissuta con maggiore responsabilità.