PER RIFLETTERE SUL VANGELO
Lc 6,12-19
“Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici …… Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea…” . L’evangelista riporta i nomi degli apostoli, uno per uno. Questo elenco è stata custodito con estrema cura perché i Dodici sono i testimoni qualificati di quella Parola che risuona lungo i secoli. La Chiesa non è un’anonima aggregazione di persone, scorrendo la lista e nominando uno per uno i Dodici, abbiamo l’impressione di avere davanti agli occhi il volto di questi discepoli privilegiati e il carisma che ciascuno di loro ha ricevuto. È bello sottolineare la singolarità della persona, riconoscere i doni che Dio ha dato a ciascuno. La Chiesa è fatta di persone, ciascuna con la sua storia. In piena sintonia con gli altri evangelisti, la lista comincia con Pietro e termina con Giuda. Oggi vorrei soffermarmi su quest’ultimo apostolo la cui vicenda drammatica ha molto da dire.
L’evangelista lo presenta così: “Giuda Iscariota che divenne il traditore”. C’è una leggera ma sostanziale differenza rispetto alla traduzione precedente: “che fu il traditore”. Il verbo essere fa pensare che Giuda fin dall’inizio abbia in cuore di tradirlo. Quando Gesù l’ha chiamato Giuda non era un angelo ma un uomo pieno di difetti, come tutti gli altri. Se accetta la chiamata e lo segue, vuol dire che era affascinato da Gesù. Durante il cammino ha progressivamente perso l’iniziale fiducia, forse attendeva altro e/o non poteva accettare l’annuncio della croce. Si attua così un graduale distacco, fino al punto da arrivare al tradimento. In greco troviamo il verbo divenire. Nessuno nasce già traditore, tutti abbiamo la responsabilità di scrivere una pagina di storia. Possiamo farlo come umili discepoli che si fidano e camminano sulle orme di Gesù o come liberi professionisti che pensano di poter decidere tempi e modalità in totale autonomia. Oggi chiediamo la grazia della più rigorosa fedeltà per non correre invano.