PER RIFLETTERE SUL VANGELO
Mc 1,29-39
“E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea”. In giorno di sabato la Legge prescrive il riposo da ogni lavoro per dare all’uomo la gioia di contemplare l’opera di Dio. L’opera che ha compiuto e compie nella storia. L’attività di Gesù mostra fattivamente il volto di un Dio che si prende cura dell’umanità. E difatti, l’evangelista lo presenta al mattino nella sinagoga mentre insegna con autorità e ingaggia una lotta con il nemico di sempre. Subito dopo vediamo Gesù nella casa di Simone dinanzi a una donna ammalata, costretta a restare a letto a causa della febbre. Il Nazareno interviene e la libera dal male con un semplice gesto: “la fece alzare prendendola per mano”. Sembra una delicata carezza di Dio. Dopo il tramonto lo vediamo ancora in opera nell’atto di accogliere tutti quelli che bussano alla porta della carità per chiedere di essere liberati dal male: “Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni”. Prima nella sinagoga, poi nella casa, infine sulla porta della casa, come a dire lungo la via. Ovunque Gesù manifesta la presenza amorevole di Dio. La carità tocca tutti i luoghi e copre tutto l’arco della giornata, da mattino a sera. Annuncio e primizia di una storia che non sarà mai priva di ombre ma che sarà sempre rischiarata dalla luce della carità. “La carità non avrà mai fine”, scrive l’apostolo Paolo. Sulla terra la Chiesa è icona e primizia della Gerusalemme celeste le cui porte “non si chiuderanno mai durante il giorno, perché non vi sarà più notte”.
“Deus Caritas est”: nella sua prima enciclica Benedetto XVI ha presentato la carità come la via ordinaria di quella esperienza che manifesta la fecondità della fede. Scrive sant’Agostino: “La carità è quella pietra preziosa, senza la quale nulla ti giova qualunque cosa tu possegga; se invece possiedi soltanto la carità, essa sola ti basta”. Sospinti da queste parole chiediamo la grazia di essere più generosi e disponibili per manifestare la carità di Dio.
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