Anche a questo altare, come per tutti gli altri, si accede per due larghi gradini che si sviluppano sul davanti e lateralmente.

La mensa, sorretta da due mensole di marmo a volute e ad intagli, rivestita con marmi policromi di bell’effetto: quello centrale presenta una ricca decorazione; l’alzato è ornato con tasselli rettangolari policromi incastonati entro riquadri di marmo bianco ed come base d’appoggio laterale, due zoccoli con cornicetta superiore ed arricchiti da un riquadro di marmo pregiato.

L’ampio dossale è occupato dalla grande tela di G. A. Coppola:essa è contenuta entro una cornice dorata ad intagli con all’esterno una controcornice pure intagliata, l’una e l’altra ad arco a tutto sesto; rappresenta S. Francesco di Paola che libera le ossesse dai demoni: un dipinto nel quale l’artista gallipolitano ha inteso esprimere in maniera efficacissima il contrasto tra il bene e il male, che costituisce una delle idee dominanti della sua arte, molto vicina allo stile del Guercino, in modo particolare per l’impiego del colore e per l’impaginazione. La parte centrale del dipinto è dominata dalla figura del Santo di Paola, il quale, con largo gesto di esorcismo ha già scacciato dal corpo di una donna due spiritelli maligni, che si dileguano verso l’alto. Un poco sulla sinistra, una giovane, pure invasata dal demonio, viene portata alla presenza del Santo, alle cui spalle sono due alte colonne che simboleggiano S. Pietro e S. Paolo, che si intravedono tra le stesse.

Più in basso, altre donne invasate ed in primo piano, verso destra, un’altra addormentata e quasi cadaverica, mentre un suo figlioletto è impedito ad accostarvisi da una figura femminile che appare quasi terrorizzata per timore che il piccolo si contamini al contatto con la madre.

Sull’estrema destra, più in alto, un’altra figura femminile rappresenta S. Anna; originariamente appariva in avanzato stato di maternità, ma un Vescovo, scandalizzato, fece eliminare il particolare unitamente al braccio del bimbo che impaurito si attaccava sotto alle vesti della madre di Maria. Un gruppo di spose, genuflesse e rivolte verso di lei, implorano la grazia della maternità. Alle spalle della Santa è S. Gioacchino, con il capo raso, da qualche studioso ritenuto erroneamente l’autoritratto di G.A. Coppola, l’autore della tela. Ancora sulla sinistra ed in primo piano, un personaggio orrido ed invecchiato, che ritrae Erode, guarda con il volto maligno S. Anna ;Un pò più in alto, un altra figura maschile ed in costume del seicento sembra non partecipare ad alcuno dei momenti che sono espressi dal dipinto: secondo qualche critico d’arte, rappresenta l’autoritratto del Coppola e secondo altri il committente della tela (questo studioso ritiene che sia il ritratto di un tale Jacopo De Marco, il quale si addossò la maggiore spesa non solo per questa tela, ma anche per quella dell’altare delle Anime). Poco discosto, un cieco sembra muoversi con passo incerto, mentre un giovane coperto da una rossa tunica accorre per guidarlo.

Si tratta, quindi, di un ardito tema composito, pieno di vita e di tensione, con i personaggi ben distribuiti sui vari piani. Sulla scena domina uno sfondo di cielo azzurro e luminoso, anche se solcato da leggere nuvole, oltre le quali sembra apparire d’incanto un Angelo che, ritratto con perfetta torsione del corpo, scende dal cielo per recare al Santo di Paola, con la destra, una palma e, con la sinistra, una corona.

Al centro, entro un sole raggiante, la scritta “CHARITAS”, il motto del Santo di Paola.

In piano, davanti all’altare, vi è la lastra marmorea con la seguente iscrizione

SEPOLCRO DELLA FAMIGLIA DI VINCENZO FEDELE