Su questa reliquia è necessario soffermarsi per la connessione con la notizia dell’Accademia in Gallipoli. Il notaio Mega redige l’atto il 3 aprile 1680.
Il cardinale Gaspare de Carpineo, vicario generale di Papa Innocenzo XI, in data 30 agosto 1678, dona il corpo di S.Fausto martire, esumato dal cimitero di Ponza, al cardinale Mario Albrizio. Costui, il 6 aprile 1679, lo dona a don Onofrio Castellana, U.I.D. e tesoriere della Cattedrale di Gallipoli, e questi, a sua volta, lo consegna al suo vescovo, Antonio Perez della Lastra. La cerimonia della consegna avviene il 31 agosto 1681 nella sagrestia della Cattedrale -al cospetto di quasi tutte le dignità e sotto dignità e di quasi tutto il Capitolo nonché del governatore Gaspare Saens de Viteri, del sindaco Sancio Roccio e del nuovo sindaco Giov. Benedetto Mazzucci, entrambi dottori in legge e di altri dell’Università.
Il notaio Carlo Megà redige l’atto della consegna del corpo di S. Fausto, custodito in una cassetta di legno, con sigillo di cera rossa, recante le insegne ed il nome del cardinale de Carpineo.. I canonici presenti somo: l’’arciprete Nicola de Siena, l’arcidiacono Didaco Pacella, il decano Giuseppe Quintiliano Cuti, tutti U.I.D.D., il cantore Carlo Lombardo, il primicerio “‘Rodolfo de Maggis, il preposito Giuseppe Patitari, l’abate Antonio Perez secondo cantore, Maurizio Alemanno secondo tesoriere, Giacinto Coppola U. I. D., Giov. Pietro Musurò S. T. e U.I.D., Camillo Camaldari maestro di cerimonie, ed altri ancoraa; ed infine il regio portolano Franc. Ant. Cariddi e Giuseppe Franc. Coppola (nipote del pittore), eletti dall’ Università per organizzare i festeggiamenti del solenne ingresso del Santo.
Il vescovo scioglie i legacci ed il sigillo ed offre la reliquia all’adorazione dei presenti. Subito dopo inizia la processione, fino al tempio dedicato alla Vergine della Visitazione, volgarmente detto del Canneto. Processionando lungo le vie della città e passando davanti alle chiese ed ai baluardi che sparano in onore del Santo, tutto il popolo gallipolino, con fiaccole accese e con le insegne delle varie categorie, canta l’inno “Deus tuorum militum”. Rientrati in città, il corpo di S. Fausto viene collocato sull’altare di S. Agata, dove il Vescovo celebra la messa ed il canonico Giov. Pietro Musurò recita il panegirico.
A conclusione della cerimonia, i signori accademici dell’ Accademia di Gallipoli leggono molti eroici e sacri versi e lo stesso notaio Mega che fa parte dell’Accademia, legge i seguenti versi:
“Siami penna una Palma, un Mondo il foglio / Ch’io vo scrivendo, eterne far l’Imprese / Del Quirite campion Fausto che rese / Vinto il Tiranno, e ne schermì l’orgoglio / Quando Ministro a Dio del Sacro Soglio / Precipite volò vittima scese / Pugnò guerriero invitto e vilipese / L’Imperar Idolatra in Campidoglio / Alma fu grande e degno a Pier fu figlio / Se per la fé fastoso il Trono altero / col suo sangue innaffiò rendé vermiglio / Cedè ma ‘vinse il Gereon più fiero / Pluto confuse; hor con sereno ciglio / Gode corona nel ceteste Impero “.
Terminate le orazioni, il corpo del Martire viene riposto nella cassa dorata chiusa con tre chiavi, tenute una dal vescovo, una dal Capitolo ed una dal sindaco.
(intervento di Giovanni COSI, tratto da “Voce del Sud” del 6 Giugno 1988 )