PER RIFLETTERE SUL VANGELO
“Nessun profeta è bene accetto nella sua patria”.
Non è facile presentarsi come un profeta, uno che parla in nome di Dio. A Nazaret Gesù va oltre, si presenta come Colui che viene a compiere le promesse dei profeti. Le sue parole vengono accolte con fastidio, come una plateale provocazione che suscita negli uditori dapprima un’evidente perplessità e successivamente una sempre più convinta ostilità. È facile leggere questa Parola come semplici spettatori; oppure ergersi a giudici dei cittadini di Nazaret. Lasciamoci provocare da questo racconto. Non è stato facile per loro e non è facile per noi.
“Tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”, scrive l’Apostolo Paolo. Siamo di Cristo! Appartenere a Cristo significa farlo entrare nella fabbrica dei nostri pensieri, dargli la libertà di condurci su quelle vie che non avevamo messo in conto di esplorare. Non basta accogliere Gesù come un sapiente ma come il Dio fatto uomo, Colui che ha piena autorità sulla nostra vita, l’unico che può liberarci dal male e riempire la vita di tutto il bene possibile, quello che speriamo di poter fare e anche quello che ci sembra impossibile. Stiamo attenti a quella formalità che salva le apparenze. Possiamo accoglierlo con rispetto e poi… far finta di nulla, continuare a inseguire i nostri progetti. La fede può essere vissuta come una piacevole abitudine. Chi vive così non sta davvero in ascolto di Dio. Pertanto, con rammarico, dobbiamo riconoscere che non sempre siamo disposti ad accogliere la Parola di Dio. A volte il buon Dio consegna un appello e noi… ci nascondiamo dietro i nostri impegni, pensiamo che in fondo non ci riguarda; oppure riteniamo di aver già fatto abbastanza. In questo caso Dio resta sulla porta. Accogliere Gesù significa coltivare la docilità del cuore, un’arte difficile perché Dio è sempre sorprendente. Dio viene quando non lo aspettiamo e consegna parole misteriose. Oggi chiediamo la grazia di aprirci con fiducia anche quando non comprendiamo quello che Dio chiede.