PER RIFLETTERE SUL VANGELO
Gv 20,19-31
“La sera di quel giorno, il primo della settimana … venne Gesù, stette in mezzo e disse…”. L’annuncio della resurrezione risuona fin dalle prime ore del mattino, la testimonianza di Maria di Magdala e poi quella di Pietro e Giovanni hanno aperto un piccolo varco nel muro della tristezza. Ma la porta della fede resta ancora chiusa. Il Vangelo ci conduce nel cenacolo dove troviamo discepoli ancora impauriti e incapaci di prendere alcuna iniziativa. È Gesù che si presenta come un amico che viene a farci visita. Il Vangelo sottolinea che l’iniziativa è sempre e solo di Gesù, è Lui che viene quando nessuno lo cerca, è Lui che entra nella vicenda umana. Quella sera egli viene per incontrare i discepoli; annunciare e comunicare la pace; mostrare i segni dell’amore; guarire l’incredulità e i dubbi. e poi ancora, viene per donare lo Spirito che fa nuove tutte le cose, confermare nella fede e, infine, inviare i discepoli: “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”.
Da quella sera benedetta della storia, quello che i vangeli chiamano “il primo dopo il sabato” assume una veste nuova. Non è solo il giorno in cui facciamo memoria di Colui che è risorto da morte ma il giorno in cui accogliamo nella fede Colui che si rende presente, si fa vedere, incontra i discepoli. Per questo lo chiamiamo domenica, cioè il giorno del Signore. Non è più un giorno che si confonde con gli altri ma un giorno speciale, il primo giorno della nuova creazione. La settimana inizia dalla domenica. È il giorno in cui la comunità dei battezzati mette da parte ogni altra cosa, qualunque altra attività, per incontrare il Signore che viene. La domenica diviene così il giorno della vita, il giorno in cui veniamo ricreati ad immagine di Colui che ha dato la vita per noi. Sant’Agostino chiama l’Eucaristia il sacramento della vita: “Mangia la vita, bevi la vita e avrai la vita”. Dobbiamo dare a queste parole tutta la loro forza, come dicevano i cristiani di Abitene: “Senza la domenica non possiamo vivere”.