PER RIFLETTERE SUL VANGELO Mt 5,43-48 “Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”. Questa parola rappresenta la vetta del monte, possiamo raggiungere la sommità solo se abbiamo avuto la pazienza e il coraggio di fare tutte le altre tappe precedenti, quelle descritte nel famoso e impegnativo discorso della montagna. Il Vangelo di oggi propone il precetto più ostico, lo propone come un comandamento: “Amate i vostri nemici”. Non diamo nulla per scontato. Partiamo dalla domanda più semplice: chi è il mio nemico? L’idea più diffusa è quella che presenta il nemico come colui che vuole farci del male. Non è necessariamente così, non è sempre così! Non dobbiamo pensare al nemico solo come ad un estraneo che s’intrufola di soppiatto nella casa e ruba ciò che abbiamo di più caro. Vi sono situazioni in cui anche il fratello può assumere il volto del nemico. Mi riferisco a fatti episodici che non cancellano l’amicizia ma lasciano tracce indelebili e ferite difficili da rimarginare. Qualcuno ha detto che “L’amore ha denti e i suoi morsi non guariscono mai”. In fondo, le ferite più gravi sono proprio quelle che provengono dalla persona amata. Nemico è un fratello che non si comporta più da fratello.
La prima carità a cui chiama il Vangelo è quella che viviamo nei confronti dei fratelli più vicini, quelli con i quali condividiamo l’avventura della vita e della fede. Per questo il Vangelo è sempre una parola scomoda. Lascio a Sant’Agostino il commento più autorevole: “Non è necessario, fratelli, che siamo noi a dilatarvi il cuore; chiedete a Dio che vi conceda di amarvi scambievolmente. Amate tutti gli uomini, anche i vostri nemici, non perché sono fratelli, ma perché lo diventino; e sempre siate accesi di amore fraterno tanto verso il fratello già tale, quanto verso il nemico, affinché con l’amore diventi fratello”. Oggi chiediamo la grazia di non perdere l’appuntamento con la carità, sapendo che è la via più sicura per giungere alla Vita senza fine.
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