PER RIFLETTERE SUL VANGELO
Gv 4,43-54
“Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino”. Con quest’annotazione iniziale, l’evangelista sottolinea che l’episodio del funzionario è legato a quello precedente. Al termine della narrazione riprende questo riferimento: “Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea”. I fatti sono legati. I personaggi sono diversi ma una sola è l’opera salvifica e un solo è Colui che agisce. La nostra vita non è un insieme di fatti ma una collana di perle, cioè una storia che Dio costruisce con pazienza, attraverso gioia e dolori. Dio infatti nasconde le sue parole luminose non solo negli eventi vestiti a festa ma anche in quelli segnati dalla fatica e dalla sofferenza. Anche questi ultimi possono diventare luminosi se li consegniamo nelle mani di Dio e li viviamo nella luce del suo amore che trasforma ogni evento in storia di salvezza. L’amore di Dio ha sempre un valore salvifico anche se non sempre risponde alle nostre attese. Noi siamo istintivamente preoccupati di risolvere i nostri problemi, Dio invece si preoccupa di costruire una storia in cui risplende l’amore. Due prospettive che non sempre si intrecciano.
La nostra vita è intessuta di segni, interventi straordinari di Dio, eventi in cui semina parole che orientano il nostro cammino. Abbiamo il dovere di tenere il conto. Dobbiamo cioè avere una chiara consapevolezza di quando e come il buon Dio interviene nella nostra vita. Fare memoria dei segni è necessario per non cadere nella trappola della lamentazione. I segni non sono solo quegli eventi prodigiosi che lasciano senza parole. Sono segni anche quei fatti, apparentemente minori, in cui percepiamo la carezza di Dio. In effetti, ci sono esperienze ordinarie che hanno lasciato il segno. Oggi vi invito a rileggere il cammino della vita per riconoscere le tracce luminose della presenza divina. Fare memoria di questi eventi è necessario per riconciliarci con il passato e guardare con fiducia al futuro. È questa la grazia che chiediamo.